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Accidenti al vulcano!

Mi trovavo a Jakarta quando ho deciso di raggiungere Yogyakarta con un trasferimento locale prenotato in un’agenzia di viaggi del posto.

Mi avevano detto che la partenza era prevista per le 18 e che il viaggio sarebbe stato di circa 10 ore.

Si presenta un signore anziano senza denti, con un pulmino moooolto locale, e già m’immagino che 10 ore in quel mezzo non sarebbero state facili.

Sono l’unica passeggera, e la cosa m’inquieta non poco, ma come sempre mi affido alla buona sorte e carico le borse, tenendo con me soltanto la borsa con i soldi, documenti e telefono.

Il signore non parlava una parola d’inglese e fumava come un turco anche se indonesiano, e siccome in quel periodo fumavo pure io, passavamo il tempo ad offrirci sigarette a vicenda, visto che non conoscevo la lingua locale e non si poteva comunicare.

A un certo punto ci fermiamo lungo una strada abbastanza trafficata, penso che stiamo aspettando altri passeggeri e scendo a sgranchirmi le gambe.

Arriva un altro pulmino, ci caricano le mie borse dentro e mi fanno segno di salire. Panico! Nessuno parlava inglese e non capivo cosa stesse succedendo, e per fortuna mi viene in mente di chiamare i ragazzi di un’agenzia di escursioni che avevo conosciuto a Bali. Gli chiedo di parlare con l’autista e di farmi sapere cosa stesse succedendo. In poche parole mi spiegano che il primo pulmino era solo una sorta di trasferimento da un punto ad un altro e che il secondo mi avrebbe portata a destinazione. Mi tranquillizzo e salgo. Facciamo alcune fermate e salgono alcuni uomini e una donna, ma nessuno parlava inglese, cosi proseguo il viaggio praticamente in silenzio. Inizia a calare il buio e iniziamo ad inoltrarci in strade strette e sterrate, ad una velocità abbastanza elevata, senza ammortizzatori. A parte qualche breve sosta ho passato cosi le 15 ore successive!!! Non passava più, un incubo, il road trip peggiore di sempre, ero morta di paura, e qualsiasi cosa avessi potuto dire era fiato sprecato, nessuno mi capiva. Sono rimasta sveglia quasi tutta la notte per la paura, ero terrorizzata dalla velocità, dal buio e da queste strade strettissime a doppio senso.

Sono arrivata a destinazione con la schiena spaccata e gli occhi che mi si chiudevano dal sonno.

Neanche il tempo di scendere dal pulmino e avevo già quattro o cinque persone addosso che volevano vendermi camere d’albergo, ne scelgo uno a caso e lo seguo.

Nonostante la stanchezza infinita, decido di riposare solo un’oretta e mi metto la sveglia per non perdere tutta la giornata.

Scendo a fare un giro e mangiare qualcosa e per strada incontro due ragazze che avevo già incontrato a Bali, ci fermiamo a fare due chiacchiere e mi parlano di una bellissima gita che hanno fatto.

Mi raccontano di essere state a vedere il vulcano Bromo, uno tra i piu’ attivi dell’Indonesia, e mi fanno vedere delle foto bellissime del vulcano all’alba. Lava rossa che esce dal cono, fumo nel cielo, uno spettacolo bellissimo, che mi fa proprio venire voglia di andarci.

vulcano Bromo

Torno in albergo e incontro una ragazza che sta prenotando proprio l’escursione al vulcano, le chiedo se ci va con qualcuno, e quando mi dice che è sola, senza chiedere nessun tipo di informazione, decido di unirmi a lei e prenoto.

Il mattino dopo ci troviamo alle 5 in reception e partiamo. Ancora non mi ero ripresa dal viaggio precedente, ma ero comunque carica perché non avevo mai visto un vulcano attivo in vita mia, contavo i minuti.

Passano le ore e tra una sosta e l’altra, del vulcano neanche l’ombra.

Dopo 13 ore arriviamo in un albergo che non assomigliava proprio a quello prenotato con l’escursione di fronte al vulcano, e ci dicono che, causa maltempo, non era possibile raggiungerlo.

Scendo dalla macchina e….. pioggia, vento, nebbia e freddo, io con una maglia di cotone a maniche lunghe e un jeans, perché a Yogyakarta era estate. Nel breve tragitto tra la macchina e la reception mi sono congelata.

Entrata in albergo affitto subito una giacca pesante e corro in camera a farmi una bella doccia calda. Peccato che non ci fosse l’acqua calda! Scendo a cena, mi metto vicino al camino per scaldarmi e vado a dormire, appuntamento alle 4 del mattino in reception.

Fortunatamente avevo con me il sacco a pelo, perché si ghiacciava dal freddo, ho dormito praticamente vestita dentro al sacco con la coperta sopra.

Scendo in reception ancora addormentata, ma il freddo mi fa subito riprendere.

Iniziamo a camminare su per un monte, senza luce, con il tempo che era peggio di quando eravamo arrivati la sera prima, una nebbia talmente fitta che non si vedeva nulla. Gente che scivolava nel fango, che s’inciampava sulle pietre, un percorso difficilissimo, un’arrampicata lunghissima per raggiungere la cima dalla quale avremmo dovuto vedere il vulcano di fronte a noi. Fradici dalla testa ai piedi, infreddoliti e a quel punto anche stanchi, arriviamo in cima e……. Dove è il vulcano???

Niente, del Bromo neanche l’ombra!

Non si vedeva assolutamente niente, nebbia fittissima che si tagliava col coltello e davanti a noi il nulla più totale.

Non perdo troppo tempo, e arrabbiata come non mai per le 13 ore di viaggio, l’albergo cambiato, l’acqua fredda, il gelo polare, gli 80$ spesi e il vulcano invisibile, scendo dalla montagna più veloce che posso nonostante il buio e il maltempo.

Preparo le mie cose e mi metto davanti al camino aspettando di tornare indietro. All’idea che mi aspettavano altre 13 ore nel traffico, tra i clacson continui perché per strada non ci sono regole, mi veniva male.

Dopo un’agonia chiamata viaggio di ritorno arriviamo finalmente a Yogyakarta.

Fortunatamente i giorni successivi incontro molti viaggiatori e mi diverto moltissimo, così l’amaro in bocca svanisce e rimane un bel ricordo.

Raggiungo l’aeroporto, salgo sul volo che mi porterà a Kuala Lumpur e appena decolliamo….. eccolo li, un bel vulcano attivo con tanto di fumo…………Accidenti al vulcano!!!

#disavventure

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vulcano aereo

 

vulcano aereo 2

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