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Pranzo a Shanghai

Tra un viaggio e l’altro, ad un certo punto della mia vita, ho deciso di spezzare le tante ore di volo e fare uno scalo prolungato a Shanghai.

Uscita dall’aeroporto mi sono diretta in centro per fare un giro, e sono subito rimasta affascinata dalla città. Camminando a piedi, si passava alla velocità della luce dai grattacieli di lusso ai quartieri degradati. Bastava girare l’angolo per entrare in due realtà completamente diverse, dalla ricchezza alla povertà senza neanche accorgersene.

Da buona viaggiatrice, ho deciso di lasciare il centro e le zone più frequentate dai turisti per addentrarmi un po’ in periferia. Le facce occidentali sono improvvisamente sparite per lasciare il posto ai lineamenti locali, e per diversi km non ho più visto una persona che mi somigliasse nell’aspetto. Finalmente vivevo un po’ la vera realtà di quel posto.

Arrivata l’ora di pranzo sono entrata in un ristorantino. Era piccolo ma accogliente, un po’ diverso da quello a cui siamo abituati quando pensiamo ad un ristorante asiatico in Italia. Il profumo della salsa di soia e delle costine di maiale in agrodolce era ottimo e io ero affamata. Purtroppo nessuno parlava inglese, ma mi hanno presentato un menu con delle figure, quindi non ho avuto problemi a ordinare. E comunque, coca cola è internazionale, e se ti portano la pepsi va bene uguale. Ho mangiato gli gnocchi di riso con carne e verdure più buoni del mondo! Una delizia per il palato, un gusto mai provato prima, nonostante io adori e frequenti molto le cucine asiatiche, davvero fantastici! Purtroppo però, essendo un bel po’ fuori dal centro, credo di essere capitata in un posto dove non vedevano spesso, o non avevano proprio mai visto, persone occidentali. Mi guardavano tutti. Che poi non è che mi guardassero e basta, mi fissavano proprio. Dagli altri tavoli si giravano continuamente per osservarmi, chiunque entrava mi puntava gli occhi addosso. Ancora un po’ e mi venivano strani complessi! A un certo punto mi sono sentita talmente tanto a disagio, cosa per me abbastanza rara, che non ho neanche finito di mangiare, ho scritto un bigliettino in inglese per la cameriera che diceva: “era tutto buonissimo, ma le persone che mi fissano ininterrottamente mi hanno messa in imbarazzo, per questo me ne vado. Grazie, Chiara dall’Italia”, e me ne sono andata.

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